Caviro: un modello di economia circolare dove lo scarto è un valore

Il modello di produzione di Caviro si basa su due elementi imprescindibili: la cura del territorio e la circolarità. La tradizione romagnola da sempre insegna ad utilizzare tutto, valorizzando anche quelle parti del ciclo produttivo spesso considerate rifiuti. In questo modo Caviro ha realizzato un nuovo modello di economia circolare, tra le più importanti case history a livello europeo.
La Cooperativa
Caviro nasce nel 1966 nel cuore dell’Emilia Romagna. Fin da subito l’attività ruota attorno agli scarti della vigna, al loro valore nascosto e alle opportunità che rappresentano.
Oggi Caviro unisce 12.400 piccoli viticoltori e oltre 36mila ettari di vigne. È la più grande cooperativa vitivinicola d’Italia e la prima per volumi di vino prodotti, dato che commercializza circa il 5% del vino prodotto in Italia. Tutti i soci produttori lavorano condividendo lo stesso obiettivo: valorizzare e preservare ogni risorsa della vigna, per garantire un futuro sostenibile alle prossime generazioni.
Il modello circolare di Caviro
La salvaguardia ambientale è la missione primaria di Caviro. Negli ultimi anni l’azienda ha investito oltre 100 milioni di euro per strutturare il suo nuovo modello di economia circolare. Si tratta di un ecosistema in cui il riciclo e la rigenerazione dei prodotti e dei materiali permettono di ridurre alla fonte l’impiego di materie prime ed energia.
Tutto parte, naturalmente, dalle vigne. Ognuno dei filari possiede delle caratteristiche territoriali peculiari e racconta una storia che viene rispettata e valorizzata. Dalla lavorazione del vino si ottengono tonnellate di materia prima: feccia, vinaccia, vinaccioli e raspi. Per molto tempo (e purtroppo ancora oggi) questi sono stati considerati materiali di scarto, un peso da smaltire privo di utilità per l’azienda.
Per Caviro, invece, sono ingredienti di grande valore. Attraverso competenze tecnologiche e processi di estrazione di prodotti nobili, da queste “materie di scarto” si ottengono alcol, acido tartarico, mosti e altri estratti, che diventano nuova materia utilizzabile.
Le materie esauste che rimangono dalla lavorazione vengono utilizzate per produrre energia. Grazie agli impianti di digestione anaerobica si producono energia elettrica, termica, biometano e bioetanolo – quest’ultimo usato, ad esempio, per i trasporti.
Dopo la produzione di energia, dalla massa esausta si ottiene un fango naturale che ritorna alla terra come fertilizzante. Così si crea un circolo virtuoso che salvaguarda l’ambiente e riduce gli sprechi e i costi di produzione per l’azienda.
Il modello di Caviro è un esempio di sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica. Ne sono prova i bilanci, che riflettono la solidità di una cooperativa vitivinicola unica.